La Via Priula

La Via Priula
Fra i tanti possibili itinerari turistici della Val Brembana, il più ricco di testimonianze storiche e culturali e anche di bellezze naturali è probabilmente quello che ripercorre la Via Priula. «PER DUE SECOLI QUESTA CASA CANTONIERA VIGILÓ SULLE ALPI BREMBANE I TRAFFICI E LA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARCO» (Epigrafe Ca’ San Marco).
LA COSTRUZIONE
La Via Priula
Ho fatto tagliare una strada nel sasso vivo. (Alvise Priuli, 1593) – La costruzione della Strada Priula si colloca nella seconda metà del XVI secolo. A quell’epoca le Alpi centrali acquistarono sempre più importanza essendo il crocevia fra lo Stato di Milano e l’Austria (entrambi sotto la dominazione spagnola), e fra la Francia e la veneziana Repubblica Serenissima. In questo complesso scacchiere politico la Valtellina (sotto il controllo dei Grigioni a partire dal 1516) aveva dunque una notevole importanza strategica sia in ambito militare che economico.
La Via Priula
Già nel 1590 (a causa di richieste di truppe mercenarie svizzere) Venezia incomincia comincia a ipotizzare la costruzione di una nuova strada che abbia lo scopo di migliorare le comunicazioni fra i due Stati a vantaggio dei mercanti grigionesi di Chiavenna e Morbegno e di quelli veneti di Bergamo e della bassa Padana. L’ideazione di tale via di comunicazione fu di Alvise Priuli (da cui deriva il nome della strada) potestà di Bergamo dal giugno 1591. La nuova strada, oltre ad offrire grandi vantaggi nella circolazione delle merci fra Grigioni e Repubblica di Venezia, avrebbe escluso, con abile manovra ingegneristica e politica, il transito delle merci nelle terre “ostili” del Ducato di Milano (evitando così anche di introdurre sulle merci un gran numero di tasse doganali). Il 29 agosto 1592 il Senato Veneto concesse il nulla osta per l’inizio dei lavori di realizzazione della via di comunicazione. Sul versante valtellinese la nuova strada inglobò la già esistente “via d’Orta” (tracciata fra il 1548 e il 1571). Il progetto di tale via prevedeva che la strada avrebbe dovuto essere larga almeno 2,70 metri, in modo di consentire il passaggio a piccoli carri a quattro ruote. In realtà però si ottennero misure molto inferiori che pregiudicarono una buona quota di transiti. Nel 1593 fu costruita la casa cantoniera di San Marco, nei pressi del valico. L’opera iniziata da Alvise Priuli fu portata a termine nel novembre 1594 da Quercini, suo successore nel ruolo di Podestà. La strada venne edificata ex-novo, senza cioè utilizzare vecchi sentieri preesistenti, con partenza dalla città di Bergamo ed arrivo a Morbegno, da cui era possibile raggiungere i Grigioni tramite la Valmalenco, oppure tramite la cosiddetta “Strada dei cavalli” in Valchiavenna.
La Via Priula
I costi, inizialmente previsti nell’ordine di 2000 ducati, aumentarono esponenzialmente fino a quadruplicare, raggiungendo la cifra finale di 8200 ducati. Al lettore potrà sembrare di vivere un deja vu, ritrovando nell’esecuzione di questa opera i mali che affliggono l’affidamento dei lavori per la costruzione delle infrastruttere nel nostro Paese. In questo caso il lievitamento esponenziale dei costi non è dovuto ad una cattiva gestione e nemmeno una riproposizione nella serenissima di mani pulite, ma bensì ad un cambio sostanziale della progettazione: inizialmente era prevista la sistemazione di un tracciato già esistente, mentre si è poi optato, come già ricordato, di edificare la strada ex-novo. Tale scelta è dovuta al fatto che l’esistenza di una strada facilmente transitabile avrebbe potuto provocare la discesa di truppe ostili (non avete mai notato quanto castelli ci sono tutt’ora nella zona della Val Cavallina o della Val Calepio) e pertanto vi era la necessità di predisporre una strada facilmente “guastabile” (i numerosi ponti potevano facilmente essere abbattuti). «… In torno alla restaurazione della strada di Val Brembana, ed al modo che si deve tenere per introdurvi un importantissimo transito di mercanzie che da oltremonti passano per Italia, dirò per ora (…) che ho fatto tagliare una strada di larghezza nel sasso vivo di cinque braccia per lo meno, dove mi è convenuto passar per lunghezza; e per il resto delli 36 miglia che da Bergamo alla colma della montagna e confine di Valtellina ella cammina, secondo i siti e la comodità dei terreni, di molto maggiore e più conveniente larghezza; sicché così come al tempo dell’estate solamente si poteva per aspissime balze cavalcarla con fatica con il peso de mezza soma solo, e ben spesso bisognava che le robbe fossero portate dalli uomini sopra le spalle, al presente ella può essere adoperata non solo dalli mulattieri con le some intiere, ma appresso ella potrà (introdotto il negozio delle mercanzie) adoperar per tutto con li birocci, e per la maggior parte li carri ordinarj. (…)
La Via Priula
La parte della strada verso Morbegno, territorio di Valtellina e giurisdizione dei signori Grisoni, non è ancora principiata, e questo succede per essere ancora carica di nevi, essendo parte esposta alla tramontana; lo ho ben tutta disegnata, e trattato anche con li maestri per farla accomodare, il che tutto mi è stato necessario di ordinare e comodare, avendo così voluto quelli di Morbegno, (…) essendomi occorso, per ordinar la strada per quel territorio, passari monti e capitare in Valtellina circondando quasi tutto quel territorio di Morbegno, mi sono estremamente consolato scoprendo dalle estrinseche cortesi dimostrazioni di tutti quei popoli la devozione e congiunta buona volontà che tengono verso lo Stato e cose della S.V.: il che tutto mi è parto tanto più nuovo e meraviglioso quanto che per l’ordinario succede, tra i popoli confinanti sotto a diversi principi, tutto in contrario, come interviene con li sudditi milanesi nel Bergamasco, quali conservano insieme tanto odio, che maggiore non se ne potrebbe esplicare…» (Alvise Priuli, relazione al Senato della Serenissima, 1593)
LE CHIAVI DI BOTTA
La Via Priula
Un’opera fondamentale per la realizzazione della strada furono indubbiamente le chiavi della Botta. Queste si erano rese necessarie per superare uno strapiombo di roccia a picco sul fiume Brembo tra i paesi di Villa d’Almè e Sedrina, in località Botta. Questa barriera naturale aveva impedito il passaggio a chiunque nei secoli precedenti, tanto che per collegare i due paesi si doveva percorrere un angusto sentiero sui monti sovrastanti. Le carovane invece evitavano questi paesi percorrendo la via Mercatorum, più lunga ma molto più comoda, che da Nembro (in val Seriana) portava a San Giovanni Bianco. Fu quest’opera assai ardita a togliere dall’isolamento commerciale (e non solo) i paesi limitrofi. Secondo studiosi bergamaschi, tra cui Bortolo Belotti, le chiavi erano costituite da una serie di archi appoggiati alla parete di roccia e fissati ad essa tramite delle catene, su cui passava la strada. Un tratto lungo soltanto 200 metri, tanto indispensabile quanto pericoloso, poiché soltanto un piccolissimo muretto, alto pochi centimetri, proteggeva commercianti, viandanti, animali e carichi al seguito, dal precipizio. «In un pezzo di strada sostenuta da archi appoggiati sopra macigni eminenti sul Brembo, che vi passa ad una spaventosa profondità» (Giovanni Maironi da Ponte, 1803). Si tratta però di supposizioni date da citazioni e descrizioni, poiché quest’opera è andata perduta con il passare degli anni, a causa della mancata manutenzione della strada dopo la crisi della repubblica di Venezia.
LA GESTIONE
La Via Priula
Una volta aperta la strada però non ebbe il successo sperato da Priuli a causa della mancanza di custodia nella Ca’ San Marco e della scarsa manutenzione effettuata dai Grigioni nel tratto di loro competenza. I traffici commerciali che interessarono la Priula furono pertanto sempre molto modesti (all’incirca pari 20 muli al giorno nei due sensi, oltre i pedoni, le mandrie in transumanza, i corrieri postali fra Parigi e Venezia e periodici passaggi di truppe e materiale bellico). Nel 1612 i Grigioni (che ottennerò così una formidabile arma diplomatica), intimoriti dalla pressione spagnola, chiuderanno l’accesso valtellinese al passo. Negli anni successivi verrà riaperta al traffico ma continuerà ad interessare soprattutto l’economia locale. Fra il 1820 e il 1840 , assieme alle grandi vie militari dello Spluga e dello Stelvio, verrà resa carreggiabile anche se sul versate valtellinese, bisognerà attendere fino al 1890 per la realizzazione della tratta Morbegno Albaredo. Dal 1968 una nuova strada collega, sulle orme dell’antica via Priula, la Val Brembana con la Valle del Bitto e la Valtellina. Tornando nel passato bisogna comunque prendere atto che se anche la Via Priula non ha ottenuto i risultati sperati dal Governo del Doge in ambito di politica internazionale, questa ha comportato un sostanziale miglioramento economico e sociale per la Valle Brembana ed è stato comunque ben accetto dai valligiani (salvo le naturalissime eccezioni, proprio come oggi). Nè è prova anche il fatto che nonostante, per la costruzione di questa infrastruttura, ci sia stato un inasprimento dell’imposizione fiscale, la fedeltà del popolo brembana e la benevolenza del governo verso di esso non sono mai venuti a meno (rimandando ad un futuro scritto il rapporto tra il Governo di San Marco e la Valle Brembana).
LA CA’ SAN MARCO
La Via Priula
«Via haec ab urbe Bergomi Morbinium tendens – Temporis iniuria et montium ruinis interrupta rerum vectigalium taberna quae opera ab Aloysio Priolo Praefecto inchoata ab Ioanne Quirino Praefecto ex Serenissimi Senatus decreto perfecta fuerat usque absoluta. Anno MDXCIV (Epigrafe Ca’ San Marco – la suddetta epigrafe fu posta su questa casa all’epoca della sua costruzione) La “Cantoniera Cà San Marco”, il più antico rifugio alpino d’europa, costruito nel 1593 ha vissuto (e vive tutt’ora) tutta la storia e le vicende legate a questa antica via di comunicazione.
La Via Priula
«VIA HAEC AB URBE BERGOMI MORBINIUM TENDENS TEMPORIS INIURIA ET MONTIUM RUINIS INTERRUPTA RERUM VECTIGALIUM TABERNA. QUAE OPERA AB ALOYSIO PRIOLO PRAETORE INCHOATA AB IOANNE QUIRINO PRAEFECTO EX SERENISSIMI SENATUS DECRETO PERFECTA USQUE ABSOLUTA ANNO MDXCIV EPIGRAFE POSTA SULLA CASA NEL 1596 RILEVATA NEL 1809 DALL’INGLESE TOMASO CORYATE “MY OBSERVATIONS OF BERGAMO”, CHE PERCORSE LA STRADA PRIULA NEL VIAGGIO DI RITORNO IN PATRIA» (Epigrafe Ca’ San Marco)
La Via Priula
E’ curioso tuttavia osservare l’elenco di alcuni custodi che si avvicendarono nella sua sorveglianza, come pure è interessante leggere i capitoli che dovevano essere seguiti con puntualità da chi otteneva in appalto la custodia della Casa Cantoniera e della strada. Il contratto di appalto aveva la durata di cinque annui ed il canone era da pagarsi in due rate annuali, una a Natale e l’altra a Pasqua; il custode aveva l’obbligo di effettuare una manutenzione ordinaria della casa e di tenere aperta la strada anche d’inverno; di avere sempre disponibile “nella casa predetta, quella quantità di pane, vino, legna che potesse bisognare per servizio dei passeggeri”. Nel 1728 il custode della casa prendeva 260 ducati, con l’impegno di tenere aperta la strada anche d’inverno; faceva osteria e guadagnare bene perché esente da dazi e gabelle; dal 1742 al 1785 si susseguirono diversi Paleni di Cusio, Francesco, Pietro e Cristoforo. La Cantoniera Cà San Marco dipendeva dal comune di Averara come amministrazione civile, ma seguì sempre l’amministrazione ecclesiale del comune di Mezzoldo. Dal 1965, anno in cui la nuova carrozzabile arrivò sino al passo e ci collegò successivamente con le genti della Valtellina, la “Cantoniera Cà San Marco Valle Brembana” ha perso il suo antico e originario ruolo di rifugio.
«GLI OPPOSTI CASTELLI, LA VENETA DOGANA LA STRADA PORTICATA CON LE TAVERNE E I FONDACHI TESTIMONIANO DELL’ANTICO TRANSITO CREATO DALLA SERENISSIMA PER VOLERE DI ALVISE PRIULI PODESTÁ DI BERGAMO FERVIDO DI TRAFFICI NEL VALICO DELLA CA’ S.MARCO VERSO I GRIGIONI E LE TERRE TEDESCHE FECE NOTO IL NOME DI AVERARA CHE CON RINNOVATE ESENZIONI E PRIVILEGI EBBE BENEVOLENTE LA REPUBBLICA VENETA COL CONFERMATO NOME AI SUOI ABITANTI DI “CIVES VENETIANI”» (epigrafe del comune di Averara, 1950 ) .