Sentiero Alto Serio

Punto di partenza
Gorno, Valle del Riso (736 m)
Punto d’arrivo
Aprico (Fino del Monte) (700 m)
Dislivello
3255 m
Lunghezza
85 km
Tempo medio di percorrenza
30 h circa
Punto di sosta notturno
vedi testo (con facilità nei paesi attraversati, specie in bassa stagione)
Cartografia
Kompass n. 104 Foppolo-Valle Seriana – Tab1Tab2Tab3Tab4
Info
Comunità Montana Valle Seriana Superiore o tel. 0346 22400 – Ufficio Turistico delle Pro Loco o tel. 035 704063 – Servizio autobus: SAB o tel. 035-289011

Sentiero Alto Serio
Un capolavoro, un capolavoro di intuizione logica, pratica ed, escursionisticamente parlando, reso percorribile da tutti. È questa la prima impressione che si avverte guardandolo sulla cartina. Probabilmente è la stessa ragione che ha mosso, nei tardi anni Ottanta, la Comunità Montana Valle Seriana Superiore (BG) a dar vita a questo lungo ed articolato nastro di terra e pietra, che per secoli ha costituito, forse, la sola via di comunicazione fra i borghi toccati nel suo sviluppo e da essi ed il fondovalle, di per sé già fortemente limitato nelle possibilità viarie. Tramite competenza e passione sono stati uniti tra loro una serie di antichi sentieri e mulattiere, andandoli a cercare ad una quota media, niente vette e poco fondovalle, tanto pascolo e foresta e poco asfalto (Fattibile, dopo l’intervento di recupero, a piedi, in mountain bike o a cavallo). L’escursionista che si appresta a percorrerlo troverà in un’area piuttosto antropizzata una ricchezza di particolari quasi incredibile, fatta di borghi carichi di storia, di cascine dall’evidente architettura essenziale, di attività artigianali sorte vicino ai corsi d’acqua o alle migliori strade del tempo. Troverà segherie, fucine, magli e mulini, così come cave, miniere ed alpeggi; troverà ancora le tracce delle “calchere” per la calce e le piazzole dell’Aral per cuocere il “Poiat” e fare il carbone di legna, il tutto scandito per secoli da meridiane esposte sui muri delle abitazioni dei benestanti.Ed ancora tanti, tanti segni della religiosità della gente di montagna: Tribuline, Santelle, piccoli Santuari ed affreschi sacri sui muri delle cascine, così come croci e chiesette ancora rispettate e venerate. Per il suo sviluppo, lungo complessivamente 85 km, è opportuno valutare se percorrerlo in un’unica tornata di più giorni o suddividerlo in più segmenti, come l’esempio qui pubblicato.
Sentiero Alto Serio
I posti di ristoro e di alloggio non mancano, la relativa bassa quota ed i vari paesi attraversati consentono una programmazione tranquilla e, proprio per questa ragione, la sua effettuazione è quasi aperta a tutti i mesi dell’anno. All’escursionista che si appresta a percorrerlo consigliamo di camminare “con gli occhi strabici”, ossia cercando di vedere anche quello che sta ai lati: scorgerà allora l’eccezionale ricchezza floreale, dovuta alle varie quote ed esposizioni; godrà di boschi che dai faggi e carpini passeranno agli abeti bianchi e rossi; si esalterà davanti ai colori carichi dell’acero montano e sopra di essi scoprirà la ricchezza tipica della fauna di monte. Ed ancora vedrà il ghiro, la volpe, la donnola, il gatto selvatico ed il tasso che fanno compagnia al timido capriolo ed al saltellante scoiattolo. Mentre, quando la vegetazione si dirada, l’attenzione sarà carpita da suggestive vedute di incantevole bellezza e, nei cieli, forse appariranno rondini, merli, falchi, cornacchie e poiane, ambite prede del nostro teleobiettivo. Partiamo, proviamo a credere.
Sentiero Alto Serio
Gli ideatori della Comunità Montana hanno voluto che la partenza di questo lungo e straordinario percorso avvenisse all’inizio della Valle del Riso, quasi come volessero cercare un aggancio alla “spalla” destra della valle principale, perciò da Ponte Nossa si prende la strada della Valle del Riso in direzione Gorno e, dopo aver superato la frazione di Villassio, si continua fino alla contrada San Giovanni, un pugno di case raccolte attorno alla Chiesa, nei cui pressi si lascia l’auto (736 m). Ritornati indietro qualche metro, si trova il cartello indicatore del tracciato e ci si immette in un sentiero pianeggiante che corre tra prati costellati di cascine e delimitato da ordinate siepi. Entrati nel rado bosco si prosegue in moderata discesa, incontrando i segnavia dell’Alto Serio, a bandierina bianchi-verdi-bianchi. In modo tranquillo si scende fino alla Valle di Rogno che si supera e, scesi di qualche metro, si prende il sentiero che rimonta il pendio, sempre immersi in un arioso bosco fino a sbucare in un prato con baita (710 m, 20′ dalla partenza). Proseguendo lungo il sentiero, ora più ampio, e volgendo lo sguardo dietro di noi, si può osservare, ancora per poco, il monte Alben che fa da sfondo a prati e cascine ben curate. Il panorama, man mano si prosegue, si fa sempre più ampio: sotto di noi le contrade di Premolo, più lontano le case di Parre, sullo sfondo il monte Vaccaro, la Presolana ed il Monte Pora a chiudere il fondale. Superata una serie di cascine, alcune in fase di ristrutturazione, si tocca una Cappelletta, ritornando di nuovo nella faggeta.
Sentiero Alto Serio
Oltrepassate un paio di vallette, sempre immersi nei profumi del bosco, si raggiungie la strada asfaltata in località Costa, frazione di Premolo (670 m, 1 h dalla partenza). In discesa lungo la strada, si oltrepassa il Monumento agli Alpini, pervenendo nel centro di Premolo. Si prosegue verso via Fasola, al cui termine si scende lungo via Zanni per poi deviare a sinistra su via Mutti che, divenendo sterrata, porta all’inizio della bella mulattiera che si inoltra nella Valle Nossana. Dapprima in discesa, poi in piano ci si addentra in questa stupenda valle, le cui acque, un tempo utilizzate per magli e mulini, oggi invisibili, sono intubate e portate fino a Bergamo. Alternando tratti boschivi a tratti più aperti, su fondo in parte lastricato, si raggiunge un’area di sosta (570 m, 30′ da Premolo), attrezzata di recente con panche e tavoli, dove in una cavità rocciosa i fedeli di Parre hanno posto la statuetta della Madonna. Ora in discesa, si arriva all’alveo, purtroppo spesso in secca, in cui scorreva, gagliardo, il torrente Nossana e dove si incrocia il sentiero CAI n. 242 che porta al rifugio Santa Maria in Leten. Si Prosegue verso destra e, raggiunta una sterrata, si continua in salita, passando alti sulla valle e su ciò che resta degli antichi mulini, raggiungendo la contrada contadina di Cossaglio (590 m, 2 h dalla partenza) che si supera incontrando, su un dosso, la Cappella della Madonna delle Sorgenti. Sempre diritti si perviene al Cimitero di Parre (650 m, 20′ da Cossaglio), oltre il quale si continua verso sinistra su strada cementata, in direzione del Santuario della Santissima Trinità. Ad un certo punto, nei pressi di un apposito cartello segnaletico, si lascia la strada per un sentiero (nostra destra) che, con corti ed erti tornanti, sale nel bosco. Segue un tratto più dolce fino ad un largo spiazzo con fontanella in pietra, poco sotto il Santuario (740 m, 20′ dal cimitero di Parre). Questo luogo sacro merita veramente una visita, tanto è ben curato e posto in posizione dominante su Parre, sull’altopiano di Clusone, sulla Presolana, sul Pizzo Formico e sulla media Val Seriana. Al suo interno è conservato un altare di Scuola Fantoniana e pregevoli affreschi.
Sentiero Alto Serio
Dell’esistenza di questa Chiesa si ha notizia già nel 1565, dai verbali di visita pastorale del Vescovo di Bergamo Federico Cornelio. Ampliato e sistemato nei secoli successivi, era caduto poi in uno stato di semi abbandono finché quindici anni fa, un Comitato fra il Comune ed i volontari del luogo, in collaborazione con la Sovrintendenza alle Belle Arti e la Curia, gli hanno restituito l’antico pregio, terminando nel 2000 i lavori più consistenti. La “festa” si svolge tutti gli anni in occasione della Domenica della Santissima Trinità (ultima di maggio o prima di giugno, a seconda del Calendario Liturgico). Dopo la visita, si scende lungo la strada acciottolata che, in breve, porta alla Cappelletta dei Caduti e Dispersi in Guerra in località Campella (680 m, 10′ dal Santuario). Qui si prende la cementata per il monte Alino (vedi segnaletica locale) che si segue per un tratto. All’altezza del sentiero che sale ad Alino, si scende verso la valle, tenendo la traccia di destra ai due bivi successivi. In rapida discesa, si giunge sulla strada asfaltata (580 m, 20′ da Campella) che va seguita in discesa, piegando poco sotto a sinistra ed immettendosi in un tratturo sterrato che diviene sentiero pianeggiante. Tra prati al limitar di bosco, stando alti sul fiume, si giunge ad un trivio di sentieri, dove si prosegue diritti. Si passa a fianco dello Stabilimento SCAME, giungendo così poco sopra la strada provinciale, nei pressi di una cava, in località Sant’Alberto di Parre (500 m, 1h da Campella). Transitando ai piedi degli scavi (attenzione traccia non ben visibile), si superano dei detriti e si prende un sentiero che porta alla strada asfaltata, presso alcune abitazioni, che si segue in salita fino a ritrovare il cartello segnaletico. Giunti in prossimità di alcune cascine si continua fino a raggiungere il nucleo di Martorasco (fontana-lavatoio in pietra). Qui si scende lungo la stradetta asfaltata per imboccare poi il sentiero che porta sulla strada provinciale della Valle Seriana, in località Festi Rasini (516 m, 20′ da Sant’Alberto; 4h 30′ circa totali).
Da Valzella a Novazza
Sentiero Alto Serio
L’ipotetica seconda tappa del Sentiero dell’Alto Serio prende avvio da Valzella-More, lungo la strada provinciale della Valle Seriana, un po’ più a monte dell’arrivo della prima tappa. Immessisi nel sentiero che si muove altalenante, dapprima nel bosco poi ai piedi dei ghiaioni detritici, si raggiunge il borgo storico di Ludrigno (557 m, 15′ da Valzella). È comunque possibile giungere qui in auto e parcheggiare nella piazzetta antistante la chiesa dedicata a Santa Elisabetta. Entrati nell’antico nucleo, si piega a sinistra (vedi cartelli indicatori), salendo lungo un sentiero delimitato da siepi. Oltrepassata una cascina, si prosegue fino al canalone della Valle Vandulo (in parte franato) che viene superato, proseguendo così diritti. Si guadagna quota, tra alte siepi che delimitano il percorso, fino alle case di “Staletti”, dove si esce sull’omonima via per riprendere, subito dopo, il sentiero acciottolato. Alcuni tornanti e si giunge a Pizzoli, ed in breve a Cerete di Ardesio (793 m, 30′ da Ludrigno). Qui, senza entrare in paese, si segue, per un tratto, la gippabile cementata che sale alla contrada di Cacciamali. Ad un certo punto (vedi cartelli indicatori), si abbandona tale carrareccia per immettersi nella larga mulattiera di destra che, pianeggiante o debolmente in discesa si addentra in una fitta pineta. Questo tratto del percorso è panoramico e molto rilassante sia per il profumo emesso dal bosco, sia per il suo lungo andamento, in falsopiano, per nulla faticoso, sempre sui fianchi del dolomitico Monte Secco. Dopo circa 40′ da Cerete, si sbuca in meravigliosi prati da sfalcio posti all’ingresso della Valcanale, si rientra per un breve tratto nel bosco per transitare poi sui prati di “Cannara”. Si guada un piccolo torrente e ci si trova in altri pascoli fioriti costellati di cascinali. Il panorama si fa sempre più aperto sulla Val Canale, Marinoni, Rizzoli con le loro case addossate sull’opposto versante, al di là dell’allegro torrente Acqualina, mentre alle nostra spalle incombono, severi e lucenti, il monte Secco ed il Fop con i loro canaloni carichi di neve fino a tarda primavera. Quando la carrareccia si impenna a sinistra, la si abbandona per il sentiero di destra che procede nel bosco, inizialmente pianeggiante, poi sale anch’esso verso sinistra fino a reimmettersi nel più largo sterrato, lasciato in precedenza (870 m, 1h da Cerete) che si abbandona subito per scendere lungo il tracciato a destra, si continua poi diritti, nel bosco di aghifoglie, incontrando, protetta da un abete, una curiosa sorgente d’acqua. Si sbuca così in prati con un vecchio casolare, ormai ridotto a rudere, e ritornati di nuovo nel bosco si continua in piano, lungo la mulattiera, delimitata a monte da vecchi, ma resistenti muriccioli a secco. Su un ponticello si superano le acque del “Vendulo” ed al trivio successivo si prende il sentiero che, in rapida discesa, porta al ponte sopra il torrente Acqualina. Ci si immette, verso destra, nella vecchia stradetta di comunicazione Ardesio – Valcanale, si oltrepassa “Villa Acqualina” e, stando a lato del torrente, si prosegue in direzione di Marinoni. Lungo il tracciato si incontra una Cappella, intitolata alla B.V. delle Grazie di Ardesio con begli affreschi della Madonna, di Sant’Antonio e di San Giacomo (800 m, 1h 45′ da Cerete). Giunti sulla provinciale della Valcanale, si prosegue in discesa, puntando alla settecentesca chiesa, dedicata alla SS. Trinità, di Marinoni (10′ dalla Cappella). Si sale ora lungo la strada a sinistra della chiesa e al primo tornante, si piega a destra imboccando la mulattiera acciottolata (vera opera artigianale d’arte viaria) che porta alla contrada di Bani. Si guadagna quota velocemente, lungo il tracciato ben conservato; si oltrepassa la Cappella della Crocifissione, giungendo ai prati della contrada “Foppa”, un pugno di abitazioni in totale abbandono, ma molto suggestive dal punto di vista estetico. Sempre in salita, al bivio, si continua tenendo la sinistra fino ad incontrare la Santella, costruita in memoria del Sac. Francesco Brignoli, meglio conosciuto come “ol pret di Bà”, morto in odore di santità. In breve si raggiunge il paese, che sorge in un luogo di delicata bellezza e panoramicità (1025 m, 30′ da Marinoni). Si entra nel borgo, prendendo via di Tess, poi si piega a destra su via Case Nuove, poi di nuovo a destra su via Varisco fino al suo termine, dove, in prossimità di una fontana, diviene pista che si inoltra tra prati e cascinali. Con andamento pianeggiante, si raggiunge la “Santela del Balarot” in posizione dominante, poi si scende lungo il sentiero che si inoltra nel bosco fino ad una strada sterrata che va presa verso sinistra. Si oltrepassa un vivace torrentello, poi si scende prendendo la traccia di destra (960 m, 40′ da Bani). Si segue il sentiero ed al bivio successivo si continua in salita verso sinistra, giungendo così sulla strada asfaltata di accesso alle miniere di uranio di Novazza. Ora in discesa si raggiunge il centro di Novazza, paese con una storia contadina e mineraria, poco dopo aver superato l’imbocco del sentiero che porta al rifugio Gianpace (884 m, 1h 10′ da Bani; (4h 30′-5h totali per la “seconda tappa”).
Da Novazza a Grabiasca
Da Novazza (870 m), si prosegue per duecento metri oltre la Chiesa verso la strada che sale alle ex miniere. Lasciata l’auto prima della sbarra, ci s’incammina lungo il sentiero (vedi cartello indicatore) che s’inoltra nel bosco e porta nella parte alta del paese fino al termine del borgo, addentrandoci così nella Valgoglio, percorrendo una carrareccia che sale molto ripida nel bosco di stupendi esemplari di faggi. Ad un trivio, si continua diritti lungo il sentiero che si stacca a sinistra della carrareccia ed indicato dai nostri segni bianco-verdi (30′ dalla partenza). Il tracciato che stiamo percorrendo conduce al rifugio Gianpace, posto all’inizio della Valle Sanguigno, però, il sentiero Alto Serio, al bivio a circa 1100 m di quota, prosegue in discesa verso destra, (vedi segnavia bianco-verde), supera una vecchia stalla e raggiunge il torrente Goglio, nei pressi della zona chiamata “le cascatelle”, in prossimità della Centrale Idroelettrica di Valgoglio (965 m, 1h dalla partenza). Qui occorre attraversare il torrente per portarsi così sulla strada che collega la centrale con Valgoglio (in primavera, nel periodo del disgelo, il torrente è in piena ed è vivamente sconsigliato il guado; in queste condizioni è opportuno seguire il sentiero che sale al rifugio Gianpace, attraversare il torrente sul ponticello nei pressi del rifugio e ridiscendere lungo il sentiero CAI n. 232 che arriva alla Centrale. Tempo 2 h dalla partenza, ma vale la pena non rischiare il “bagno”). Dalla Centrale si segue per circa 700 m la strada asfaltata in direzione di Valgoglio, immettendosi poi nel sentiero di destra che, in pochi minuti, porta nel nucleo abitato. Qui, dopo la visita alla Parrocchiale, continuando in discesa lungo la mulattiera che interseca più volte la strada provinciale si giunge a Colarete, nei pressi della vecchia chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo. (30′ dalla Centrale). Si prosegue a sinistra della Chiesa, immettendosi nella strada sterrata che unisce questa frazione a Gromo.
Da Novazza a Grabiasca
Da Novazza (870 m), si prosegue per duecento metri oltre la Chiesa verso la strada che sale alle ex miniere. Lasciata l’auto prima della sbarra, ci s’incammina lungo il sentiero (vedi cartello indicatore) che s’inoltra nel bosco e porta nella parte alta del paese fino al termine del borgo, addentrandoci così nella Valgoglio, percorrendo una carrareccia che sale molto ripida nel bosco di stupendi esemplari di faggi. Ad un trivio, si continua diritti lungo il sentiero che si stacca a sinistra della carrareccia ed indicato dai nostri segni bianco-verdi (30′ dalla partenza). Il tracciato che stiamo percorrendo conduce al rifugio Gianpace, posto all’inizio della Valle Sanguigno, però, il sentiero Alto Serio, al bivio a circa 1100 m di quota, prosegue in discesa verso destra, (vedi segnavia bianco-verde), supera una vecchia stalla e raggiunge il torrente Goglio, nei pressi della zona chiamata “le cascatelle”, in prossimità della Centrale Idroelettrica di Valgoglio (965 m, 1h dalla partenza). Qui occorre attraversare il torrente per portarsi così sulla strada che collega la centrale con Valgoglio (in primavera, nel periodo del disgelo, il torrente è in piena ed è vivamente sconsigliato il guado; in queste condizioni è opportuno seguire il sentiero che sale al rifugio Gianpace, attraversare il torrente sul ponticello nei pressi del rifugio e ridiscendere lungo il sentiero CAI n. 232 che arriva alla Centrale. Tempo 2 h dalla partenza, ma vale la pena non rischiare il “bagno”). Dalla Centrale si segue per circa 700 m la strada asfaltata in direzione di Valgoglio, immettendosi poi nel sentiero di destra che, in pochi minuti, porta nel nucleo abitato. Qui, dopo la visita alla Parrocchiale, continuando in discesa lungo la mulattiera che interseca più volte la strada provinciale si giunge a Colarete, nei pressi della vecchia chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo. (30′ dalla Centrale). Si prosegue a sinistra della Chiesa, immettendosi nella strada sterrata che unisce questa frazione a Gromo.
Da Gromo S.Marino agli Spiazzi di Gromo
È questa una tappa importante, perché si cambia versante e parrà strano, ma con questo cambio, mutano tanti aspetti, sia ambientali che paesaggistici. Basterà entrare nella Valle Sedornia per capire cosa intendiamo dire. Andiamo. Superato l’abitato di Gandellino, in Valle Seriana, ci si immette nella strada di destra che scende alla frazione Bondo, dove si parcheggia (700 m). Addentrandoci nel nucleo, si prende l’ampio sentiero che sale tra prati e boschi, costeggia un paio di costruzioni e raggiunge la strada asfaltata che da Gandellino sale ai Tezzi. Ora è giocoforza seguire la carrozzabile che porta alla borgata di Tezzi Bassi, interessando le vecchie contrade di Salvoldi e Fiorine sino ai Tezzi Alti, dove ha termine la strada (980 m, 1h dalla partenza). Panorama spettacolare su Gromo, Gandellino e alzando lo sguardo sull’altro versante della Val Seriana, si gode di una buona visuale sul Pizzo Salina che degrada verso la Corna Rossa e sulla Cima di Bani. Oltrepassato il borgo, si prende la mulattiera per la Val Sedornia (sentiero CAI n. 309-314 – indicazione S. Carlo-Vigna Vaga). Inizialmente nel bosco d’alto fusto, poi tra ampie radure che ci consentono squarci panoramici di rara bellezza, si sale con pendenza moderata lungo la mulattiera che, per secoli, è stata percorsa da boscaioli, minatori e pastori. Si giunge così ad un’ampia radura, attrezzata ad area di sosta, denominata “Spias de la Martisöla” (1140 m, 30′ dai Tezzi Alti). La curiosità è data da un masso erratico, forse utilizzato, in epoche remote, come altare durante riti legati al culto dell’acqua (vedi incisioni). Si continua nel bosco, incontrando la Cappelletta (con vicina sorgente), di recente sistemazione, intitolata a San Carlo (1163 m, 40′ da Tezzi). Ai due bivi successivi, si tiene la destra, prendendo il sentiero pianeggiante (vedi segnavia), mentre sotto di noi scorre il torrente Sedornia che, con il suo energico fluire, erode il versante della Costa Magrera. Si incontra poi questo torrente all’ampia radura denominata “Spias de l’acqua”, in un ambiente ampio, molto suggestivo e che ricorda il Canada visto nei film. (1230 m, 2h dalla partenza). Attraversato il torrente su un ponticello, si prosegue ora sulla gippabile dell’acquedotto verso valle, seguendo il segnavia CAI n. 313. Man mano si scende lungo la comoda carrareccia, si aprono finestre panoramiche sulla catena orobica: dal monte Madonnino al Grabiasca, al Redorta. La discesa è tranquilla e permette soste contemplative ed, in stagione, una buona ricerca di funghi. Tralasciato un sentiero di destra, si perviene così alla località “Roccolo” di Boario (1050 m, 1h 15′ da Spias de l’acqua). Si continua lungo la via Roccolo, stradetta che sbuca sulla strada provinciale che da Gromo sale agli Spiazzi. La si segue per circa 1,5 km e con quest’altra mezz’oretta di cammino si raggiunge il piazzale della rinomata località sciistica (1150 m, tempo totale 3h 30′ circa). Questo sarà il punto di partenza per la quinta tappa (Possibilità di pernottamento).
Dagli Spiazzi di Gromo a Valzurio
Questo prossimo tratto del Sentiero Alto Serio presenta spunti di interesse faunistico e ambientale e prende avvio dalla stazione sciistica degli Spiazzi di Gromo (1150 m), dove si può lasciare l’auto nel piazzale Avert. L’itinerario segue la sterrata che fiancheggia il sedime dell’ampia pista di discesa, tocca l’ex baita del Pagherolo (1437 m, 40′ dalla partenza), fino a raggiungere gli ampi pascoli di Vodala, in prossimità della Sella di Vodala (1574 m, 1h 15′ dalla partenza), poco sopra la quale si trova il grazioso rifugio Vodala (1620 m; arrivo seggiovia). Da tener presente che, in estate, è in funzione la seggiovia che può servire per evitare questo tratto di salita. Dalla Sella di Vodala, dopo aver ammirato l’immenso panorama sulle Orobie e distinti, fra gli altri, il Pizzo del Diavolo, il Coca, il Redorta, ci si dirige verso destra, in direzione delle due Baite Basse di Vodala, scollinando sul sentiero CAI n. 312 che condurrà ad Ave di Ardesio. Iniziata la discesa, si tocca la stazione di partenza della sciovia Vaccarizza e si incontra una sorgente d’acqua, mentre lo sguardo si posa di fronte sull’ampio pascolo di Colle Palazzo che, in giornata, raggiungeremo. Proseguendo la discesa tra cespugli di ginestra, si perde quota muovendosi sul sentiero che scende a tornanti fino a raggiungere baita Masonera e successivamente i prati di Candave (1355 m, 30′ dalla Sella). Sotto di noi l’abitato di Ave, un pugno di case contadine addossate le une alle altre, con bei loggiati in legno ed abitate ormai solo da tre persone. Oltrepassate due stalle, si perviene alla fontana-lavatoio, all’ingresso di Ave (1098 m, 50′ dalla Sella di Vodala). Una visita ad Ave è d’obbligo, per poter curiosare tra le vecchie costruzioni, la chiesa dedicata a San Rocco e, perché no, parlare con coloro che ancora sono rimasti quassù, legati anche con la mente ed il cuore alla loro terra alta. Il nostro sentiero riprende dalla fontana, alle porte di Ave, scendendo lungo la carrareccia che conduce a Piazzolo. Giunti alla Cappelletta dedicata alla Sacra Famiglia, si piega a sinistra, immettendosi nello sterrato che scende verso il torrente Rino che si guada. Lo si costeggia verso sinistra (non salire lungo la larga sterrata che porta solo ad una baita di recente sistemazione) per poi risalire lungo il sentiero che nel bosco guadagna quota abbastanza velocemente. Muovendosi nel bosco di conifere si raggiunge una sorgente d’acqua poco prima di sbucare negli alpeggi di Colle Palazzo, disseminati di cascine che raccontano storie della Resistenza (1300 m, 1h da Ave). Panorama a 360°.(*) Noi proseguiamo invece verso sinistra lungo la stradetta sterrata che, in piano o in leggera salita, conduce ad una baita ristrutturata, dove vi sono le indicazioni del “Sentiero Flavio Tasca” ed i bolli verdi bianchi del nostro tracciato. Si continua verso destra, dapprima movendosi in prati, poi addentrandosi nel bosco. Il sentiero si muove dolcemente a mezzacosta, tocca il Roccolo abbandonato di Fopafosca (1425 m, 1h da Colle Palazzo) e prosegue verso le Baite del Moschel, site forse nella più storica, per le miniere e la Resistenza e, paesaggisticamente, più suggestiva conca dell’intera valle (1300 m circa, 1h 45′ da Colle Palazzo). Ora non resta che seguire la comoda sterrata che scende snodandosi nella pineta, incontra la contrada di Spinelli e perviene all’abitato di Valzurio (813 m, 1h 15′ dal Moschel) dove termina questa tappa (tempo di percorrenza totale circa 6 ore circa). Scarsa possibilità di prendere il bus per rientrare al punto di partenza.
Da Valzurio ad Aprico di Fino del Monte
a Valzurio l’ultima tappa di questo stupendo trekking dell’alta Valle Seriana che si conclude sopra l’altopiano di Clusone, dopo averci portato dentro e fuori le valli laterali per 85 km. L’avvio prende le mosse da Valzurio, raggiungibile da Villa d’Ogna, dove si lascia l’auto nello spiazzo antistante la chiesa (813 m). Si entra nel piccolo borgo e, superata la fontana-lavatoio, all’altezza della cabina dell’ENEL, si segue il sentiero che si stacca a destra della stradetta che sale alle baite del Moschel. Il nostro sentiero scende nel bosco verso il torrente Ogna che viene superato su un modesto ponte (780 m, 10′ dalla partenza). Si continua costeggiando il torrente che scorre spumeggiante alla nostra destra, iniziando poi lentamente a salire. Al bivio si prende il sentiero di sinistra (770 m, 20′ dalla partenza) che ora sale, zigzagando, sempre più deciso, permettendoci di guadagnare quota velocemente. Su fondo sasso-roccioso, ci si muove nel silenzioso bosco ceduo caratterizzato da preziosi esemplari di faggi, mentre sotto di noi si può osservare la forra del torrente Ogna, impreziosita dal laghetto color smeraldo voluto, decenni orsono, per lo sfruttamento idroelettrico delle abbondanti acque raccolte sui versanti della Presolana e del monte Ferrante. Al bivio successivo si tiene sempre la sinistra (1150 m, 1h 15′ dalla partenza), mentre attorno si è circondati da ampi prati con cascine e sullo sfondo, verso Ovest, la costa che unisce il monte Vaccaro al Secco ed alla Cima del Fop, e, lontano, verso NO si staglia la mole del Monte Pradella. Si giunge così al Colle Blum (1240 m, 1h 30′ da Valzurio), un’ampia sella erbosa, ricca di pascoli e stalle che separa la Valzurio dalla conca di Clusone. Il panorama che si gode da quassù è eccezionale: verso Sud-Est l’altopiano di Clusone con i paesi di Castione, Fino del Monte, Rovetta appaiono in tutta la loro dissennata urbanizzazione, circondati da monti quali la Presolana, il Monte Pora, il Pizzo Formico e fra questi ultimi, sullo sfondo, brillano le acque del Lago d’Iseo. Sul Colle, alla nostra sinistra sorge un’architettonica Cappelletta degli Alpini e la lunga costa erbosa che porta alle Cime di Bares, nei pressi del Passo di Olone (zona rifugio Olmo). Il nostro tracciato, invece, prosegue verso destra (Sud) in direzione delle vicine stalle che si superano, immettendosi così in una stradetta con fondo a tratti cementato che scende ripida verso valle. Con un po’ di mal di gambe, si perde quota piuttosto velocemente fino a raggiungere la località “Crocifisso” (1000 m, 45′ dal Colle di Blum), un’area di sosta con sorgente d’acqua ed un Crocifisso con la preghiera dell’Alpino… sulle nude rocce, sui perenni ghiacciai… Proseguendo ancora in discesa, si supera il bivio che sale al Castello fino a giungere ad abbandonare la carrareccia per un sentiero di sinistra (vedi indicazioni verde-bianche) che sale tra bosco e radure, proseguendo poi, con un lungo e rilassante traverso, in una pineta di rimboschimento, fino ad incontrare un’altra sterrata che conduce alla località Aprico dove sorge una stilizzata Cappelletta degli Alpini, nei pressi della Valle del Bì, caratterizzata da curiose formazioni di calanchi terrosi (845 m, 1h 30′ dal Colle Blum). Qui, al cospetto della Presolana, è gradevole sostare, prima di reimmettersi nella sterrata che scende a sinistra della Cappella e che porta, toccando le contrade rurali di Aprico e un’ennesima Cappella degli Alpini, alle porte dell’abitato di Fino del Monte, dove termina, in un ambiente solare e con nostra meritata soddisfazione, il Sentiero dell’Alto Serio (700 m, tempo totale, circa 4 h da Valzurio).(*)